Il salto tecnologico africano: 5 fronti caldi

Sono anni che osservo le applicazioni della tecnologia nei più svariati scenari africani. E sono convinto che, pur con tanti rischi, alcune attuali debolezze del continente potrebbero rivelarsi punti di forza nel contesto della Quarta Rivoluzione industriale in corso.

Un buon osservatorio è Africa Tech Summit, evento dedicato all’innovazione tecnologica africana che si tiene ogni anno a Kigali (febbraio) e Londra (maggio).

Ecco i cinque fronti più caldi:

1. Blockchain

Blockchain è una sorta di “libro contabile globale” che registra in via digitale, senza necessità di autorità centrali, ogni tipo di transazione.

Secondo la società di consulenza EY:

Blockchain ha il potenziale per semplificare e accelerare i processi di business, aumentare la sicurezza informatica e ridurre o eliminare i ruoli ai tradizionali intermediari in tutti i settori

Potrebbe rivelarsi la “principale innovazione dopo il web”. Molto di più del solo Bitcoin, moneta basata su questa tecnologia, che negli ultimi mesi ha suscitato grande interesse (anche in diversi paesi africani) come pura occasione speculativa.

In realtà, Blockchain potrebbe cambiare le regole del gioco in ottica decentralizzata (basata sul consenso automatico) più efficace del tradizionale controllo/sanzione con autorità deboli e/o corruttibili.

In buona parte del continente potrebbe risolvere quelle situazioni chiave in cui occorre la certezza dell’informazione: identità anagrafiche (fondamentali ad esempio nell’evitare frodi elettorali) o tutto il mondo dei contratti, a partire da quelli legati alla proprietà della terra. 

Rilevazioni catastali incomplete, abusi da parte delle amministrazioni, archivi inaffidabili rendono oggi questo campo fonte di grandi dispute e innumerevoli truffe un po’ ovunque.

Spesso e volentieri sono proprio i governi a svendere le terre delle proprie popolazioni con disgustose pratiche di “land grabbing” che creano fame e disoccupazione.

Il paese più all’avanguardia in questa sperimentazione è il Rwanda, che sta portando su Blockchain tutti i titoli di proprietà fondiaria con la consulenza di un operatore svizzero specializzato.

Questi progetti potrebbero, in un futuro prossimo, portare il “paese delle mille colline” al lancio di una criptovaluta (moneta  digitale), stessa strada già intrapresa dall’Estonia.

La ricettività della giovanissima popolazione africana e l’evidente disfunzionalità delle modalità “occidentali” sinora applicate saranno sufficienti per vedere un moltiplicarsi di soluzioni di questo tipo?

Tutto da vedere, anche perchè gli interessi che vanno in tutt’altra direzione sono molti.

Ma si tratta di un’orizzonte ancora inesplorato da tenere monitorato.

2. Outsourcing

Le grandi aziende tecnologiche hanno bisogno di sviluppatori software. I giovani africani hanno fame di lavoro. Da questa banale equazione nasce l’idea di diffondere competenze informatiche per rispondere, da remoto, alle richieste di clienti stranieri.

Le differenze di fuso orario tra Africa e USA sono inferiori a quelle che ci sono con l’India. E insignificanti tra Africa e Europa Occidentale.

Guardando ben oltre ai tradizionali “call center”, ci sono diversi segnali della dinamicità di modelli come quello di Andela: azienda che forma (gratis) informatici ad altissimo potenziale (essere ammessi è più dura che entrare ad Harvard) in cambio di un periodo di lavoro per clienti globali.

Andela ha raccolto investimenti per 40 milioni di dollari, che si sommano ai 24 ricevuti da Zuckerberg l’anno precedente. Già attiva a Lagos (Nigeria), Nairobi (Kenya), Kampala (Uganda) pare che aprirà una sede in Egitto.

Per saperne di più ti consiglio questa intervista in podcast con Iyin Aboyeji, co-founder nigeriano dell’azienda (da cui è uscito nel 2016 per dedicarsi a Flutterwave di cui al punto #3).

Ci sono poi molte altre iniziative che formano e connettono sviluppatori africani con clienti internazionali: tra queste segnalo Gebeya ad Addis Abeba (Etiopia), fondata da Amadou Daffe.

3. Mobile Money

Il continente meno bancarizzato del mondo è diventato, da una decina d’anni, l’avanguardia del “mobile money” (trasferire denaro con il cellulare, via SMS e senza internet, per intenderci).

Il caso di M-Pesa, lanciata nel 2007 da Vodafone Kenya, ha fatto scuola. Grazie all’efficienza del servizio e alla capillare diffusione degli agenti (gli stessi delle ricariche del cellulare) le banche “tradizionali” non decolleranno mai in Kenya, come nel resto del continente.

Il fenomeno coinvolge oltre 100 milioni di clienti nel continente con numerosi operatori che offrono anche servizi di credito, assicurazioni e trasferimenti internazionali.

Il limite, sino ad ora, era nell’impossibilità di effettuare trasferimenti fuori dai circuiti dei singoli operatori telefonici. Ad esempio per poter acquistare o ricevere pagamenti online.

Proprio su questo prova ad incidere Flutterwave, fondata dallo stesso Aboyeji, che crea wallet collegabili con tutti i principali operatori globali (es. Visa, MasterCard). Lanciata nel 2016, ha già facilitato oltre 1,2 miliardi di dollari di pagamenti.

Aboyeji evidenzia, senza nascondere un certo orgoglio, che:

Se ce la faremo, potremmo ispirare una nuova generazione di africani a rigirare la questione. Anzichè ‘cosa può fare il mondo per l’Africa?’ a ‘cosa può fare l’Africa per il mondo?’

4. Fotovoltaico off-grid

Le enormi distanze e il ridotto potere d’acquisto fanno si che oltre il 60% della popolazione dell’Africa Sub-Sahariana non abbia ancora accesso all’energia elettrica.

Questo contesto è terreno fertile per soluzioni solari off-grid (autoproduzione non connessa alla rete, o su mini-reti), in particolare quando il cliente non deve pagare l’impianto al momento dell’installazione ma può iniziare a utilizzarlo e saldare a rate tramite mobile money.

Due tra le aziende leader sono M-KOPA in Africa Orientale (parte del team che ha inventato e sviluppato M-Pesa) e PEG Africa in Africa Occidentale, che ha raccolto 13,5 milioni di dollari per espandersi in Costa d’Avorio e Senegal.

Qui puoi leggere la mia intervista a Simone Vaccari, Credit Director di PEG Africa. 

5. Droni

Utilizzare i droni per consegne (per il momento solo in campo sanitario: medicinali e sacche di sangue) è una sperimentazione in corso, anche in questo caso in Rwanda, da parte di Zipline International.

Con l’estensione del progetto in Tanzania l’iniziativa è diventata il sistema di consegne via droni più esteso al mondo.

Le possibili evoluzioni, agevolate dai più ampi spazi concessi dalla legge in materia degli spazi aerei andranno, probabilmente, verso sperimentazioni di altri tipi di trasporto e consegna ma anche, ad esempio, nelle operazioni di mappatura dei terreni (vedi punto #1).

Sei curioso di conoscere meglio questo universo?

Ecco un’anteprima di Africa Tech Summit:

Con 400 partecipanti tra aziende tecnologiche, startup, investitori, governi e media, l’evento include sessioni di discussione e networking dedicate a:

  • connettività
  • mobilità in Africa
  • Cloud e Internet of Things
  • investimenti nella tecnologia africana
  • mobile & data
  • formazione tecnologica (EdTech)
  • mCommerce
  • mHealth
  • pagamenti e Fintech
  • Intelligenza Artificiale e robotica
  • Realtà Virtuale
  • Media digitali e creatività

 

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