La moda Afro è qualcosa di più complesso dello stereotipo “tribale” legato ai colori sgargianti. Al centro delle creazioni di stilisti e designer africani, afrodiscendenti e dai tanti che si ispirano al continente, è un fenomeno culturale ed economico in forte crescita.
Usare la moda per contribuire ad una narrazione positiva del continente africano è al cuore dell’impegno dell’associazione Afro Fashion, fondata nel 2014 a Milano da un gruppo di giovani di origine africana guidate da Michelle Francine Ngonmo.
Originaria del Camerun, Michelle arriva in Italia nel 2007 per studiare Comunicazione Audiovisiva e Lingue a Ferrara dove è presidente di ASCAF (Associazione degli Studenti del Continente Africano). Dopo alcune esperienze internazionali oggi unisce l’impegno per la valorizzazione della moda Afro con l’attività di traduttrice freelance.
Abbiamo fatto una chiacchierata in occasione dell’imminente edizione invernale di Afro Fashion Week, in programma a Milano dal 22 al 25 febbraio 2018.
Benvenuta Michelle, come ti sei appassionata di moda?
Ciao Martino! Il mio interesse è nato gradualmente. Quando studiavo a Ferrara ero sempre in cerca di nuove modalità per presentare la cultura “africana”. Un intento arduo e non privo di presunzione visto che si tratta di un continente enorme e variegato. Abbiamo organizzato incontri, cene, laboratori, mostre e… sfilate.
Mi sono resa conto che in Italia si formano tanti giovani afro designer che avrebbero molto da raccontare. Purtroppo spesso non hanno l’occasione o i mezzi per farlo.
La moda è uno strumento culturale perché riflette l’evoluzione della società. Consente di veicolare nuove idee e presentare un’Africa distante dall’immagine di fame, povertà, migrazioni e cattiva politica che va per la maggiore, raccontando invece la creatività, i talenti e le ricchezze del continente.
L’associazione Afro Fashion è nata come piattaforma che consenta a designers, artisti, e modelle/i Afro di esprimere al meglio il loro talento nella culla della moda. Promuoviamo una serie di eventi e workshop, tra cui Afro Fashion Week Milano.
Ci tengo a precisare che gli stilisti che partecipano non sono esclusivamente africani. Siamo aperti a chiunque si ispiri all’Africa per creare le proprie collezioni.
La nostra vuole essere una sorta di campagna, simile a #TheAfricaTheMediaNeverShows, realizzata attraverso l’organizzazione di eventi anzichè sui social.

Per la prima volta un’edizione invernale. Perchè? Qual è il tema dell’evento?
Questa winter edition è la prima in assoluto in Italia, forse perchè l’immaginario popolare associa la moda Afro a colori sgargianti, al wax, al tessuto leggero e quindi al sole e all’estate. Crediamo che la moda Afro sia ben più profonda di questa connotazione. Il Wax è solo una piccola parte e ci sono tanti designer Afro che fanno collezioni autunnali e invernali.
Il tema MYFRO nasce dall’accostamento di due parole: MY e AFRO. Vogliamo rappresentare l’indole Afro che ognuno di noi ha, dall’acconciatura allo stile agli accostamenti cromatici, alla reinterpretazione dell’Africa nella propria vita e nella propria arte.
Chi saranno gli ospiti di questa edizione?
Ci saranno Maison Jemann (Camerun), NatFash (Nigeria), Urban Fashion Paris (Francia), ChiBeKa (Togo), Flixbry Culture (Nigeria) e Anapenda (Italia) oltre a numerosi Afro influencer che supportano il progetto dalla sua prima edizione.
Avremo ospiti alcune organizzazioni delle diaspore come “Miss Cameroun Suisse” e saremo onorati dalla presenza di pittori come il senegalese Mokodu Fall e Amnon Kivity da Israele.
Insomma, sarà un’edizione piena di novità tra cui il focus sul capello riccio/Afro, a cui dedichiamo due workshop e tre Hair Fashion Show.
Qualità made in Italy e creatività africana: cosa può nascere da questo mix?
Credo che i modelli di integrazione sociale si rispecchino nella moda. Personalmente guardo allo “scambio culturale” piuttosto che alla “integrazione”. Scambio significa incontro e opportunità di vero arricchimento reciproco.
Le 3F del Made in Italy (Fashion, Food e Furniture, ossia moda, cibo e mobili) sono apprezzate in tutto il mondo. Parlando della moda non c’è dubbio che vada forte in Africa tanto che nascono collezioni adatte alla fisicità delle donne africane“.
La moda italiana dagli anni ’90 in poi si è ispirata tanto all’Africa; grandi stilisti italiani hanno realizzato intere collezioni reinterpretando l’Africa e ancora oggi sulle passerelle si vedono capi di abbigliamento, accostamenti cromatici, acconciature ispirate prettamente all’Africa.
La creatività africana spesso difetta degli strumenti per esprimersi al meglio: ci sono designer molto capaci che non dispongono dei mezzi per realizzare le loro idee. Manca il concetto di industrializzazione, ci sono ancora grandi limiti infrastrutturali che portano a ritardi nelle consegne, qualità da migliorare. Non parliamo poi dei problemi del quadro normativo che spesso non è in grado di tutelare il diritto d’autore. Riuscire a trasmettere il know-how italiano agli operatori africani porterebbe enormi cambiamenti nel settore.
Qual’è la sfida principale per la moda Afro?
Costruirsi una solida reputazione in grado di creare quella fiducia che oggi ancora manca. La sfida è farlo evitando di snaturarsi per conformarsi alla moda occidentale perdendo così la propria originalità.
Penso sia importante cercare di non cadere nell’esaltazione della moda Afro e, allo stesso tempo, smontare l’idea che la moda Afro sia “etnica”, cosa che nasce quando ci si limita a copiare modelli europei con stoffe africane. Gli stilisti del continente dovrebbero acquisire maggior sicurezza riappropriandosi del valore della loro cultura e ridefinendo così il loro stile.
Cosa consigli a chi voglia approfondire il settore e provare a realizzare qualcosa?
Mi reputo pessima nel dare consigli… comunque direi leggere! Ci sono tanti magazine sul tema tra cui evidenzio Fashizblack, Zen Magazine Africa, Haute Fashion Africa ma anche L’Officiel e le pagine dedicate di BBC, CNN, Le Monde ecc. prestando attenzione a non scivolare nell’esotismo. Segnalo l’interessante dossier di Stefania Ragusa sull’ultimo numero di Nigrizia.
Credo che sia necessario vivere l’Africa in persona, perché ci sono sensibilità e differenze che nessuno ti può trasmettere e si colgono solo viaggiando.
In questo modo ognuno può capire come esprimere il proprio stile. Anzichè conformarsi o seguire i trend, è fondamentale comprendere che Afro significa innanzitutto dare spazio alla propria creatività.