EndSars Nigeria

La rivoluzione Made in Naija

Da settimane in Nigeria si manifesta contro la violenza della polizia con #EndSARS (Special Anti-Robbery Squad).

Più in generale, nel più grande Paese africano è esplosa l’insoddisfazione per un sistema corrotto e inefficace.

 

I fatti in breve

Le proteste in Nigeria, in corso da tempo, hanno ricevuto il supporto di celebrità sportive e della musica facendo rimbalzare il tema sui social di tutto il mondo.

 

L’11 ottobre il presidente Buhari ha smantellato SARS istituendo una nuova unità.

Per i manifestanti si tratta di semplice cosmesi e la protesta è proseguita con queste cinque richieste:

  1. il rilascio immediato di tutti i manifestanti arrestati
  2. giustizia per tutte le vittime della brutalità della polizia e una compensazione per le loro famiglie
  3. la creazione di un organo che indaghi su tutte le denunce a carico della polizia
  4. un esame psicologico di tutti gli ex SARS prima che questi assumano nuovi incarichi
  5. un aumento dei salari dei poliziotti, affinché proteggano i cittadini e le loro proprietà

 

La situazione è degenerata negli ultimi giorni con la repressione delle forze di sicurezza che hanno più volte sparato sulla folla, uccidendo decine di manifestanti.

Ecco tre spunti per ragionare.

 

Una rivolta dei giovani della Middle Class

Dei 200 milioni di nigeriani, metà sono under20. Nati dopo la fine della dittatura militare (1999), più istruiti dei genitori e connessi al Web, i giovani non accettano più un sistema fondato sulla violenza e la corruzione. 

Sostenuta da larga parte della grande diaspora nigeriana nel mondo (oltre 1,5 milioni), la protesta nasce nei giovani della classe media (studenti, professionisti, giovani imprenditori), in grande espansione in Nigeria come in tutta l’Africa.


Il crollo del prezzo del petrolio (di cui la Nigeria è primo produttore africano) e in generale le difficoltà economiche correlate alla pandemia, hanno fatto deflagrare un’insoddisfazione che covava da tempo.

È importante notare come chi non possiede nulla (es. commercianti di strada, mototaxi, lavoratori alla giornata), non può permettersi di non lavorare per giorni. In più casi si accusa la polizia di aver assoldato nullatenenti per far degenerare le proteste in saccheggi e incendi.

 

Da notare anche la quinta richiesta dei manifestanti (aumento dei salari alla polizia), evidente segno di insoddisfazione per i continui taglieggiamenti subiti da chi è proprietario di qualche bene.

 

Il Fintech nigeriano diventa grande 

Proprio in questi giorni è arrivata notizia che Stripe (concorrente di PayPal) ha acquisito Paystack, azienda nigeriana di servizi di pagamento fondata nel 2015 da Ezra Olubi e Shola Akinlade.

I termini dell’accordo non sono stati divulgati, ma si parla di oltre 200 milioni di dollari.

 

La più grande acquisizione di startup in Nigeria è il segnale che stanno nascendo da zero nuovi settori economici che, a differenza di quelli tradizionali (petrolio in primis), non sono monopolizzati dai politici.

L’emergere di una generazione di giovani imprenditori africani con visione internazionale e risorse a disposizione cambierà, volenti o nolenti, i fattori in gioco.

Un imprenditore di successo è indipendente e influente per due semplici ragioni:
  1. crea posti di lavoro
  2. paga tasse.
E i politici, ovunque al mondo, hanno disperato bisogno di entrambi.

 

La chiave di volta del diritto

In Nigeria, come in tanti altri Paesi africani, lo Stato-Nazione è un’eredità dell’epoca coloniale e possiede ancora procedure e personaggi che negano la dignità del cittadino comune.

Se c’è uno snodo essenziale da superare, è quello di tutelare nei fatti il principio della inviolabilità personale.
Piccolo passo indietro storico.
Nel 1215 i baroni inglesi imposero al Re Giovanni Senza Terra la Magna Charta Libertatum, che recitava:

Nessun uomo libero può essere arrestato, imprigionato […] o danneggiato in alcun modo, eccetto dal giudizio legale dei suoi pari.

Nel 1679 con il cosiddetto “Habeas corpus act” divenne legge dello Stato garantendo la sussistenza di precisi presupposti giuridici per poter limitare la libertà di una persona, salvaguardando la libertà individuale contro l’azione arbitraria dello Stato.

Per affrontare le sfide di questo secolo, in primis la vigorosa espansione demografica in corso, lo Stato africano deve affrontare questo snodo.

Riconoscere che
ogni vita umana è degna e non può mai essere un mezzo. Ma solo un fine.
In parallelo, che la proprietà è inviolabile, sia essa privata o comunitaria.
A inizio ‘900, in pratica l’altro ieri, i nostri bisnonni in Italia, in gran parte ancora analfabeti, non beneficiavano di questa enorme conquista e venivano sbattuti a combattere al fronte, depredati della terra o presi a cannonate dal Bava Beccaris di turno.
Impossibile pensare che in Nigeria o in qualsiasi altro Paese africano, nato 60 anni fa, sarà un processo rapido e senza intoppi.

 

Che fare, dunque?
Personalmente ritengo che la grande leva “rivoluzionaria” in Africa oggi sia… pagare le tasse!

Le Nazioni Unite hanno di recente stimato in 88 miliardi di dollari (il 3,7% del PIL continentale) i flussi finanziari illeciti dal continente.

 

Fare impresa, pagare correttamente collaboratori e imposte è la base del consolidamento di uno Stato moderno.

Non c’è “aiuto allo sviluppo” che tenga. Filantropia, beneficienza, volontariato, ecc.

Pretendere dallo Stato che faccia il suo dovere, visto che lo paghiamo!

Il resto della rivoluzione africana è una conseguenza.

#ENDSARS #ENDBADGOVERNANCE

Ti ringrazio se condividi e posti nei commenti approfondimenti, articoli o spunti utili per capire meglio la situazione in Nigeria. Poi ti aspetto nella community VadoinAfrica Network.

VadoinAfrica Summit

L'evento virtuale per professionisti e imprenditori che vogliono ottenere risultati in Africa.
25-26-27 Settembre.

SCOPRI COME PARTECIPARE x