Trasferirsi in Madagascar

Trasferirsi (e investire) in Madagascar: i segreti di Giorgio Maggioni

Giorgio Maggioni, classe ’75, vive in Madagascar dal 2002 dove ha fondato MyMadagascar, tour operator specializzato negli itinerari meno battuti dell’isola.

L’abbiamo intervistato per capire come trasferirsi in Madagascar e avviare un’azienda capace di unire ritorno economico e soddisfazione personale.

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Come sei arrivato in Madagascar la prima volta?

Era il 1996 e studiavo all’università. Mi si è presentata l’occasione di lavorare, per qualche mese, con uno dei primi tour operatori italiani a Nosy Be.

Negli anni successivi, ho continuato a fare il pendolare tra lavoretti in Madagscar e studio in Italia. Nel 2002 ho deciso di trasferimi definitivamente.

Cosa ti ha convinto a fare il passo?

Fin dal mio primo soggiorno in Madagascar ho intuito la possibilità di vivere una vita di qualità superiore all’Italia.

Quando ho conosciuto Nadoma, che oggi è mia moglie, ho deciso di trasferirmi definitivamente aprendo una mia azienda.

Trovare il giusto progetto imprenditoriale non è stato tuttavia semplice. Al mio primo tentativo mi trovai impantanato, come succede spesso, nel classico ristorantino italiano che copre a malapena le spese.

Ne ho provate tante, tra cui un’agenzia immobiliare, un’attività di commercio di pietre dure e una web agency.

La possibilità di aprire una società in poco tempo e con pochi soldi (iniziai con 5.000 euro, ma erano altri tempi) mi ha sempre affascinato e incoraggiato a sperimentare.

Trasferirsi in Madagascar
Giorgio e Nadoma

Cosa differenzia MyMadagascar da tanti altri tour operator?

Ci sono arrivato con una scelta controcorrente, risultata poi vincente. Non occuparmi di Nosy Be, la località più inflazionata e turistica, ma dedicarmi solo al resto del Madagascar.

I motivi sono più d’uno: innanzitutto la volontà di offrire un’esperienza del paese più genuina e reale, al di là di un’isoletta che vive il turismo internazionale da decenni.

In secondo luogo, mi appassiona di più far viaggiare le persone piuttosto che gestire un semplice soggiorno mare con escursioni.

Infine la convinzione che la più grande attrattiva del Madagascar non siano i famosi paesaggi, la flora e la fauna (comunque del tutto unici al mondo), ma la sua gente. Che può cambiarti la vita, come è stato per me.

Oggi impiego dieci collaboratori fissi e una cinquantina di esterni, accompagnando ogni anno oltre 400 viaggiatori, in buona parte italiani.

Cosa ti piace di più della vita in Madagascar?

La facilità di crescere i miei figli in un contesto dove, nonostante le tante fatiche della povertà, si vive in modo più tranquillo e felice che in Europa.

Qui respiro ogni giorno gioia di vivere. Ogni volta che ritorno, appena salgo sul Malpensa Express mi sento a disagio per le tante facce corrucciate e la grande difficoltà a scambiare quattro chiacchiere.

E quella più faticosa?

La miseria intorno a te verso la quale, poco alla volta, finisci per fare l’abitudine. Su questo comunque incide molto la grande serenità e rassegnazione dei malgasci.

Quanto è complicato aprire un’attività in Madagascar?

All’inizio occorre un periodo di assestamento per capire come, nonostante le pratiche burocratiche siano relativamente semplici, esistano pratiche e vincoli non scritti. Che è poi lo spazio dove si insinua la corruzione, piuttosto accettata a livello sociale.

Se non si ha la giusta sensibilità, ci si può ritrovare in impasse capaci di bloccare inspiegabilmente la situazione per mesi. Per poi capire che erano richieste, malcelate, di scendere a compromessi per “velocizzare”.

Occorre prestare grande attenzione alle truffe, specie sulla compravendita di immobili e terreni (che non possono essere posseduti a titolo personale da uno straniero) e nelle attività commerciali.

Quali sono le maggiori opportunità?

Se padroneggi un mestiere (in particolare competenze manuali) hai tante opportunità per avviare un’impresa di successo. Dal geometra al panettiere, dal falegname al medico.

Poi c’è tutto il comparto turistico, con il relativo indotto, la trasformazione agroalimentare e tanto altro. Ma bisogna fare le cose per bene.

Cosa consigli a chi accarezza l’idea di trasferirsi?

Il modo migliore per valutare è passare qualche tempo in Madagascar, ma non in modalità vacanza!

L’ideale è farsi un giro incontrando chi già vive e lavora qui. Pensare di passare del tempo a lavorarci a fianco potrebbe essere un prezioso investimento per capire il funzionamento della burocrazia, il rapporto con le persone e le tante difficoltà che vanno, sempre e comunque, risolte.

Solo così sarà possibile levarsi dalla testa diverse leggende metropolitane come che quella che “si vive con 500 euro al mese“.

Consiglio di mettere in conto di imparare almeno le basi della lingua malgascia. Un’attenzione che hanno in pochi ma che può essere di enorme aiuto nel lavoro quotidiano.

Trasferirsi in Madagascar

Come (e dove) ti vedi tra dieci anni?

Ho tanti progetti per il futuro. Sto investendo nel settore alberghiero e, parallelamente, lavorando per ingrandire il mio tour operator a tutta la regione dell’Oceano Indiano. Vorrei dare la possibilità di abbinare due o tre paesi con un singolo viaggio.

Un libro per avvicinarsi al Madagascar?

Si è scritto pochissimo in lingua italiana sul Madagascar. Lo scorso anno ho avuto il piacere di leggere “Sotto il cielo del Madagascar“, romanzo scritto da Giulio Querini. Ottima ambientazione e descrizione minuziosa di un italiano emigrato sull’isola.

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