Kevin Jemann: porto l’afrofashion nel mondo

Realizzare abiti di alta moda in Camerun, capaci di attirare l’attenzione di tutto il mondo. Questo l’obiettivo di Jemann Couture, una della maison più in vista dell’Africa Centrale.

Fondata da Andrè Jemann, compianto stilista scomparso nel 2010, l’azienda è guidata dal figlio Kevin.

Valentina Canafoglia l’ha intervistato a Milano durante Afro Fashion Week 2018.

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Com’è nata Jemann Couture?

Mio padre Andrè aveva studiato moda e design a Parigi negli anni ’70. Dopo aver lavorato per marchi del prêt-à-porter come Rodier e Ventilo ha scelto di rientrare in patria aprendo, nel 1990, il suo primo atelier a Douala.

Era un vero pioniere, in un’epoca in cui in Africa non c’era ancora una chiara percezione della differenza tra sarto e stilista. Il suo più grande desiderio è sempre stato quello di far conoscere la bellezza della moda africana nel mondo.

Qual è il vostro elemento distintivo?

La qualità dei nostri prodotti è fondamentale: nel nostro laboratorio gli abiti vengono realizzati con le migliori attrezzature prestando grande attenzione alla formazione del personale.

Lo scorso anno abbiamo festeggiato venti anni del “Jemann Institute of Fashion“, una delle più importanti scuole di moda del Camerun organizzando un evento insieme ai nostri migliori allievi.

Ci racconti qualcosa della collezione “entre la Terre et le Ciel”?

Tengo molto a questa collezione, che ritengo un punto d’incontro con mio padre. Questi abiti sono un mix di tradizione, autenticità e modernità realizzati per donne e uomini coscienti della loro forza, bellezza e unicità.

La cromia rossa evoca la terra d’Africa ma anche il fuoco della rabbia, mentre le forme sinuose richiamano il cielo riportandoci alla quiete.

I tessuti sono variegati: per l’uomo ho preferito tagli netti, cotone e attenzione ai dettagli. Per la donna abiti morbidi, dove cui l’abbinamento di seta e pizzo consente di creare un mix di eleganza e sensualità.

Quali sono i vostri progetti futuri?

Vorremmo consolidare il nostro brand a livello internazionale e per questo stiamo lavorando ad una più ampia presenza sul Web.

Il nostro grande sogno resta promuovere la cultura camerunese nel mondo, esportando la nostra esperienza e competenza. Far conoscere la storia secolare dei nostri tessuti, il loro significato culturale, la peculiarietà delle lavorazioni (tessitura e decorazione).

Stiamo infine aiutando alcuni allievi a sviluppare le loro idee in progetti imprenditoriali: qui il mercato del fashion è in crescita e pensiamo ci sia spazio per tutti.

L’importante è amare la moda e viverla con dedizione e passione!

Da ultimo, cosa pensi del crescente interesse per lo stile Afro nel mondo?

Negli ultimi anni abbiamo realizzato cinque diverse partnership in Francia, paese sempre più interessato allo scenario Afro. Nel 2016 l’Officiel, magazine di spicco, ha scelto di dedicare un numero alla moda africana. Quest’anno Naomi Campbell ha fatto scalpore invocando un’edizione africana per Vogue.

Nonostante tutti i rischi e le difficoltà, che non nego, sono contento del crescente interesse per il nostro continente. Di fatto, il mondo conosce l’Africa ancora in maniera molto parziale.

La collaborazione con l’associazione AfroFashion ci ha dato la possibilità di approdare anche a Milano dove ci piacerebbe collaborare con qualche maison italiana.

Per alcuni video della collezione Jemann, segui il profilo Instagram di Valentina!

Si parte da San Babila per raggiungere il Duomo camminando insieme a trenta modell@ emergenti che indosseranno le collezioni di cinque affascinanti afro-brand:

  • African Queens (Togo-Gambia-Italia): marchio di vestiti e accessori, fondato nel 2013 da Adjo Cuccia e Aissetou Jaiteh, palermitane con radici africane.
  • ASO (Nigeria-UK): significa “panno” in lingua Yoruba, è un brand londinese che si propone di valorizzare il contributo di tutte le persone di origine africana nel mondo.
  • Babatunde (Sudafrica): brand fondato a Johannesburg nel 2009 e specializzato in cappelli e accessori. Il significato del nome (“il padre ritorna” in lingua Yoruba) augura il recupero della figura paterna, purtroppo in grave difficoltà nell’Africa contemporanea.
  • Lab Dakar (Senegal-Italia): un progetto di moda sostenibile nato dalla collaborazione della cooperativa Gis Gis a Dakar con Sara Meucci e Giulio Vismara, professionisti italiani che lavorano per un brand internazionale.
  • United Soul (Costa d’Avorio-Francia): T-Shirt create da Jacques Gouba dopo essere rientrato nella natia Costa d’Avorio, da cui si era allontanato a soli 9 anni per trasferirsi con la famiglia in Francia. Rimandano all’africanità come eredità umana e culturale condivisa dal mondo intero.

 

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