salvare l'Africa

E se invece che “salvare l’Africa” la prendessimo sul serio?

Come Occidentali abbiamo un rapporto strabico con questo continente.

Prima occorre rendersene conto, poi attivarsi per “depurarlo”. Solo poi otterremo qualche soddisfazione.

Qualche anno fa ho lanciato questo blog per:

agevolare sinergie costruttive e partnership virtuose tra Europa (Italia) e Africa.

Per superare la rigida dualità, ancora imperante tra:

  • business di stampo criminale (ce ne sono ancora troppi – incravattati e ben connessi con governi e giudici corrotti)
  • filantropi e crocerossine (che, non di rado, lavorano a braccetto con i primi).

Dire “Africa” significa, ancora oggi, evocare pulsioni, automatismi e frasi fatte in gran parte incentrate su un solo verbo:

AIUTARE.

Un’azione nobile, se non fosse anche il perfetto paravento per perpetuare dinamiche di sudditanza e dipendenza, rinforzando nel frattempo l’Ego di chi aiuta.

Prima di proseguire dedica tre minuti a questo cortometraggio norvegese:

Questo non è solo l’assetto mentale di migliaia di “volonturisti” che, almeno fino a Covid, partivano ogni estate all’arrembaggio dei più svariati villaggi africani.

Nè l’habitus esclusivo da neo-espatriati di Organizzazioni Non Governative altrimenti noti come “cooperanti“.

No, si tratta del dato fondante nell’interazione dell’Occidentale medio con l’Africa.

Ci sono passato io e, volente o nolente, ci passi anche tu.

Per riuscire con l’Africa prendila sul serio

A maggior ragione se non sei un/a criminale.

Lo sei e sai anche consapevole di esserlo? Ti chiedo cortesemente di smettere di leggere questo post.

Bene, per riuscire con la tua azienda in Africa non devi nè ideare fantasiosi schemi di CSR (“Responsabilità Sociale d’Impresa”) nè correre a prendere l’IBAN di chissà quale Fondazione & ONG.

O meglio, fallo tranquillamente ma non è quello che ti farà decollare in Africa.

Che fare, quindi?

Devi innanzitutto fare bene il tuo lavoro.

Fare impresa in Africa, fatta bene, come la faresti in Italia è già un atto rivoluzionario.

Non c’è bisogno di aggiungere che stai:

  • “Sviluppando il Paese!”
  • “Aiutando l’economia a crescere!”
  • “Strutturando l’intero settore!”

Queste sono delle conseguenze di lavorare come si deve e del non finire nelle mani sbagliate.

Che significa lavorare come si deve? 

Per un imprenditore o un dirigente, a casa mia, significa mettere al centro:

  1. i tuoi clienti, che non devono essere solo “quelli che cacciano i soldi” ma persone che ti saranno (idealmente) grate per tutta la vita perchè, grazie alla tua azienda, hanno risolto un problema o raggiunto un sogno come nessun altro gli offriva.
  2. i tuoi collaboratori, non solo le prime linee, ma tutta la squadra che rende possibile generare valore per il cliente. Anche con ognuno di loro dovresti lavorare perchè ti siano grati per la vita. Perchè possano crescere e raggiungere i propri sogni e aspirazioni.

Sul resto basta chiacchiere, basta retorica, vi prego.

Alla larga da Gatti & Volpi

Anche perché l’esperienza mi ha insegnato che più vi auto-illudete di “salvareh l’Africaaah”, più finite in bocca a Gatti & Volpi (locali o internazionali) che aspettano solo il prossimo “pirla” da fregare.

Fine della predica.

Che non ha risvolti moraleggianti ma solo il sincero desiderio che non vi facciate male.

Peraltro, se vuoi una mano per non finire nelle mani sbagliate, puoi cliccare qui.

Pronti? ViA!