Internazionalizzare in Africa: la lezione delle scale mobili

In questi giorni è diventato virale un video girato all’apertura di un nuovo centro commerciale a Douala (Camerun).

Tanta gente è al debutto assoluto su una scala mobile.

Come tanti debutti, non va sempre così bene.

Oggi ho tre riflessioni e un invito importante per gli imprenditori e le aziende che vogliono internazionalizzarsi in Africa.

Se ti sarà piaciuto ti chiedo di condividere questo post sui social. Pronto? ViA!  

L’italiano ama sentirsi superiore per dimenticare di essere sfigato

Oltre alla componente comica, credo che un video così diventi virale perchè fa leva su un sentimento ben radicato nell’italiano medio.

Attenzione, non sto parlando solo del personaggio di Maccio Capatonda:

Ma anche di imprenditori, manager e professionisti. Insomma, del tessuto produttivo italiano.

Ora, l’italiano condivide un video così perchè ama “sentirsi superiore”.

Nulla come un video che dimostra che quei “Beluga” non sono neanche capaci di usare una scala mobile rinforza la sua convinzione di essere più bravo e intelligente.

Resta così convinto che l’Africa sia quel “Paese” popolato di bamboccioni (da temere o “aiutare”). Una terra senza speranza. Da compatire o perculare.

Posto che possono ridere solo perchè al tempo delle prime scale mobili in Italia non c’erano telecamere a riprendere i loro genitori/nonni. O perchè non hanno mai camminato nel fango di un mercato tradizionale di Douala, Nairobi o Lusaka.

È poi interessante notare come questo sguardo di superiorità sia lo stesso che anglosassoni e nordici hanno, e non da oggi, verso gli italiani.

Ad ogni modo, per un imprenditore guardare così il continente africano significa tirarsi la zappa sui piedi.

Ancora più interessanti altre due considerazioni.

Non a caso, le troverai solo su questo blog.

La GDO sta cambiando i mercati africani

La Grande Distribuzione Organizzata (GDO) sta facendo diventare supermercati e affini parte integrante del tessuto urbano di tutte le grandi città africane.

Grazie alle economie di scala (e a volte allo “smaltimento” di eccedenze dai mercati europei) possono permettersi politiche di prezzo aggressive.

I clienti non sono più solo la classe medio-alta (che difficilmente cadrebbe su una scala mobile, considerando l’abitudine a viaggiare all’estero) ma sempre più anche quella medio-bassa.

Proprio come negli anni ’50-’60 in Europa.

Questa trasformazione, in corso da tempo, sta aggregando la domanda, creando piattaforme per strutturare l’industria agroalimentare locale.

Con una popolazione in crescita del 2,7% annuo (il doppio dell’Asia che cresce all’1,2%) ogni tipo di business legato a questo comparto è destinato a cavalcare un’onda colossale.

Un discorso particolarmente interessante per i produttori di macchinari per la trasformazione, dove l’Italia spicca per capacità di personalizzazione anche su piccola dimensione. Oppure se ti occupi di formazione tecnica e professionale.

Se porti un nuovo prodotto, non dare per scontato che sappiano come usarlo

Troppo spesso l’azienda italiana che parte per internazionalizzare in Africa dimentica, stranamente, questa legge universale degli affari:

sii utile agli altri.

Si cerca di internazionalizzare in Africa con l’idea di trovare “nuovi mercati” in modalità mordi-fuggi.

Vado (in Camerun, in Kenya, in Marocco), vendo frettolosamente e scappo.

Senza studiare e pianificare come poter essere davvero utili. Come fare la differenza per i tuoi clienti e partner locali.

Da questo atteggiamento nascono tante frustrazioni. L’idea che quelli africani siano mercati “impossibili”. O non interessanti.

Semplicemente sono meno strutturati. E forse non li conosci ancora.

In ultima analisi non puoi mai dare per scontato che le persone sappiano:

  • cosa davvero sia il tuo prodotto
  • come si utilizza correttamente
  • perchè è diverso e migliore delle alternative.

Senza questo forma mentis, che prevede pazienti investimenti in formazione, divulgazione e adattamento, è davvero meglio che resti a Cernusco sul Naviglio o Castelnuovo del Garda.

Non perdere tempo a cercare di internazionalizzare in nessun Paese africano. Fai altro!

Risparmierai solo inutili frustrazioni.

Se invece sei pronti a guardare a lungo termine. Se hai pazienza e passione per il tuo prodotto o servizio. Se hai il giusto grado di empatia per rivedere te stesso e i tuoi genitori/nonni negli “africani”… analizza e pianifica il tuo processo di internazionalizzazione.

L’occasione migliore per farlo era dieci-quindici anni fa.

L’altra è domani.

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