Manifestazioni in Senegal

Manifestazioni in Senegal: i rivoluzionari invisibili

In questi giorni sono scoppiate violente manifestazioni in Senegal, un Paese che ha importanti legami con l’Italia a partire da oltre 106mila senegalesi nel Belpaese (la più numerosa comunità Sub-Sahariana) e 2.500+ italiani che vivono in Senegal.

Si contano dieci morti, seicento feriti e ingenti danni a Dakar.

Due parole sui fatti e, soprattutto, una riflessione per il tuo futuro. Che è ciò che mi interessa davvero, se segui questo blog.

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L’antefatto

Insieme al Ghana, il Senegal ha la fama di essere tra i Paesi più pacifici e democratici dell’Africa Occidentale, regione non priva di tensioni.

La miccia che ha acceso la rabbia popolare è stato l’arresto di Ousmane Sonko, leader dell’opposizione (terzo alle presidenziali 2019 con il 15%, molto popolare tra i giovani e la diaspora) accusato prima di stupro, minacce di morte e poi di insurrezione.

I suoi sostenitori vedono le accuse e l’arresto come una mossa politica del presidente Macky Sall volta a eliminare il popolare rivale prima delle prossime elezioni.

Le manifestazioni in Senegal sono degenerate in saccheggi di luoghi legati alla Francia (es. attaccati supermercati Auchan e stazioni di servizio Total) o a posizioni governative (es. la sede di TFM, stazione radio-TV fondata da Youssou Ndour, celebre cantante senegalese, ministro dal 2012).

Alle radici delle proteste

Nelle grandi città africane come Dakar, la vita quotidiana della gran parte della popolazione è dura.

Sovraffollamento, degrado ambientale, servizi scadenti e corruzione fanno crescere il malcontento che tende, ciclicamente, a esplodere.

Se vuoi approfondire ti consiglio di guardare il reality “Va voir ailleurs” (vai a vedere altrove) dove un francese (in questa puntata un pescatore) viene mandato per due settimane a svolgere il lavoro con un “collega” in un altro Paese (qui Saint-Louis, Senegal).

Poco più di un’ora di cui sottolineo quattro passaggi:
  • 9’45”: l’arrivo nell’abitazione della famiglia senegalese che lo ospiterà
  • 21’15”: lo sgomento nello scoprire le condizioni igieniche del mercato del pesce
  • 40’30”: la durezza della pesca notturna a mano (in acque mauritane perchè quelle senegalesi sono depredate da pescherecci internazionali)
  • 50’00”: la creatività, ma anche il rischio per la salute, dei meccanici che riparano il motore danneggiato senza pezzi di ricambio

Macky Sall, eletto nel 2012 per il “cambiamento” (ai tempi guidò manifestazioni simili contro l’allora presidente Wade), ha tradito quelle speranze.

Coinvolto in scandali sulla gestione delle materie prime (a breve il Senegal diventerà produttore di petrolio) e sospettato di voler modificare la Costituzione per accedere al terzo mandato, viene inoltre percepito come troppo vicino agli interessi della Francia, ex potenza coloniale.

Da qui le recenti manifestazioni in Senegal.

Come finirà?

Per quanto violente siano le proteste, il Senegal NON è sull’orlo di una guerra civile.

Allo stesso tempo la democrazia non è solo una forma istituzionale ma una sostanza, un insieme di procedure condivise e una cultura politica che deve ammettere l’esercizio del dissenso, la libertà di espressione e il conseguente ascolto del malcontento.

Ho pochi dubbi a riguardo.

Il Senegal saprà superare anche questo momento di tensione, sperabilmente con un’ulteriore maturazione della sua opinione pubblica.

Come posso migliorare le cose?

I mali della società senegalese sono ahimè comuni a gran parte del continente. In fondo, non troppo dissimili da tante “piaghe” che, su diversa scala, vediamo anche in Italia.

Nepotismo, corruzione, malgoverno, degrado ambientale, povertà e disuguaglianze crescenti, burocrazia asfissiante, clientelismo, ecc.

Di fronte a questo, non mi stupisce che chi non ha nulla speri di cambiare radicalmente scendendo in piazza e lanciando pietre a qualche coetaneo in divisa.

Il sogno di chi non ha nulla, in ogni luogo e tempo, è la “rivoluzione”. Di norma significa, innanzitutto, avere qualcosa e così “essere” qualcuno. “Contare” qualcosa.

Al tempo dei social, è facile “sentirsi” rivoluzionari incitando alla protesta dal divano di casa. Un po’ meno scenderci davvero, soprattutto per chi non ha più l’incoscienza dei 18,5 anni (l’età media in Senegal).

Ancora più difficile lavorare per costruire alternative concrete agli indubitabili cancri sopracitati.

Facilmente sovrastimiamo i risultati di manifestazioni di piazza come questa, mentre sottostimiamo il quotidiano sforzo di chi lavora, spesso nell’ombra, per valorizzare la dignità di ogni essere umano. Che, in Senegal, significa una sostanziale rivoluzione.

Ecco, solo a titolo di esempio, sette “rivoluzionari” in Senegal che, a vari livelli, stanno cambiando le cose:

  • Felwine Sarr, economista, filosofo e artista che ho avuto l’onore di intervistare nel 2018
  • Karima Grant Abbott, fondatrice di ImagiNation Afrika, il primo spazio in Senegal incentrato sulla capacità di apprendimento (creativo e scientifico) del bambino
  • Karou Camara, fondatore di Senita Food, autore di “Osare il ritorno” e animatore della rete di “migranti di ritorno” Réseau Ndaari
  • Chérif Ndiaye, fondatore di Ecoles au Sénégal, piattaforma per rendere i migliori docenti senegalesi accessibili gratis da chiunque
  • Tiziana Manfredi, visual artist, videomaker e VJ per Guiss Guiss Bou Bess
  • Souleymane Agne, fondatore di FRAISEN, che punta a diffondere la coltivazione della fragola tra i contadini senegalesi
  • Alessandro Laforgia, che sta realizzando il più dettagliato dizionario (10.000 vocaboli) Wolof-Italiano

In ogni angolo dell’Africa e del Pianeta esistono persone che costruiscono alternative, tessono ponti e riparano ferite.

Non ragionano con i tempi rapidi di ore-giorni-mesi delle news e delle scadenze elettorale. Ma agiscono con una visione lunga anni-decenni e generazioni, che è il piano su cui una società ri-nasce o muore.

Vuoi essere uno di loro? 

Farai più fatica, senza dubbio. Ma raccoglierai infinite soddisfazioni nel frattempo.

In alternativa puoi sempre aspettare che “qualcuno” migliori le cose. È quello che ha sempre fatto e sempre farà la maggioranza intorno a te.

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