Dopo anni di lavoro a fianco di aziende e professionisti in Africa, ho messo a fuoco alcuni principi base per distinguere al volo chi ce la farà da chi finirà per schiantarsi malamente.
Li definisco i miei “10 comandamenti” che, se violati, non portano a cavare un ragno dal buco.
Iniziamo subito.
Ti anticipo che se arrivi in fondo ho un bonus per te.
1. L’Africa non è un Paese.
L’Africa è un continente. Anche piuttosto grande e variegato: 5 macro-regioni, 54 Stati, oltre 2.000 lingue e culture, 1,3 miliardi di persone.
Gli africani non parlano “l’africano”. Non sono tutti neri. Non sono tutti poveri o “primitivi”. Ecc. ecc.
Ignora questi dati di realtà e andrai ben poco lontano, con o senza il mio aiuto.
2. Gli africani non sono stupidi.
Sarà banale, ma non lo è.
Non conto più i casi di imprenditori partiti per XYZ (Paese africano a caso, in alcuni casi addirittura il loro stesso Paese d’origine!) pensando di aver capito tutto, di essere più furbi/intelligenti.
Inutile dire che sono finiti tutti malamente ustionati.
L’Africa sta vivendo una fase di rinascimento economico e culturale e, comprensibilmente, pretende attenzione e rispetto.
3. Se sei un coglione in Italia, non diventi intelligente in Africa.
Noto una diffusa convinzione che cambiare parallelo porti a un aumento del Quoziente Intellettivo e delle opportunità.
Della serie:
“Faccio l’operaio in Italia, secondo te posso aprire un ristorante in XYZ?”
Oppure:
“La mia azienda sta fallendo. In Africa sarà una passeggiata!”
Prima del mercato, devi conoscere te stesso, le tue competenze e i tuoi punti di forza. Poi fare un piano realistico.
Per avviare o far decollare la tua azienda in Africa devi assumerti la responsabilità di crescere come persona.
Non ci sono scorciatoie, nonostante le tante sirene in giro.
4. Cavalca i trend o non frignare quando ti disarcioneranno.
In ogni campo, esistono macro-dinamiche evidenti da anni (es. digitalizzazione, e-commerce, Made in Africa, ritorno delle diaspore, ecc.)
Senza entrare qui nel dettaglio, Covid-19 le ha accelerate e non si fermeranno.
Ricordatelo prima di andarci contro pensando di essere più forte per poi lamentarti delle ossa rotte.
5. Senza l’ultimo miglio, non sai nulla.
Non è difficile trovare i macro-dati sull’economia africana. Qualche documento infarcito di statistiche ufficiali.
Quel che è complesso è capire come, nel concreto, il tuo prodotto o servizio può risolvere un bisogno locale.
Dedica tempo e risorse per capirlo, prima che sia troppo tardi.
6. Dal “cuggino del ministro” riceverai solo guai.
Che sia fondamentale sviluppare una rete di relazioni di fiducia in qualsiasi Paese africano è un dato di fatto.
Che sia essenziale imparare a memoria questo comandamento altrettanto.
7. Lungo termine, un passo alla volta.
Troppo spesso, il presunto esotismo di questo continente porta a compiere scelte strategiche a dir poco folli.
Non vai da nessuna parte senza:
- investire guardando con ottimismo al lungo termine
- analizzare con freddezza gli scenari più negativi possibili
- sperimentare un passo alla volta
Non mi credi? Cambia mestiere.
8. Impara a fare Marketing o muori.
Il tuo prodotto o servizio è “il migliore”? E’ di “alta qualità”?
Ottimo, ma non interessa a nessuno!
Finchè non impari a spiegare al tuo potenziale cliente perchè dovrebbe acquistare da te anzichè dalla concorrenza (aka finchè non sai trovare il giusto mix tra messaggi, strumenti e ciò che cerca il mercato) troverai porte sbarrate e scuse (“costa troppo”).
9. CSR o beneficenza? Fai impresa, ma fatta bene.
Troppe volte la presunta eccezionalità africana ti fa pensare di dover “aggiungere” alla tua azienda progetti di CSR (Corporate Social Responsibility) o simil-beneficienza.
A conti fatti, è fare bene il tuo lavoro di imprenditore/manager/professionista che determina ciò che dai alle persone intorno a te.
Il miglior impatto sociale che puoi portare è prenderti a cuore le persone intorno a te: clienti, collaboratori e fornitori chiave.
Non solo non è beneficienza, ma è il miglior modo per differenziarti da tutti i piranhas là fuori.
10. Non confidare nella corruzione, paga le tasse.
A nessuno fa piacere pagare le tasse (soprattutto vedendo come vengono poi sprecate).
Un conto è conoscere e sfruttare le (tante) esenzioni fiscali, l’altro è cercare “all’italiana” (e/o “all’africana”) di non pagare con finta furbizia
Che, peraltro, non funziona mai se sei un piccolo imprenditore.
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