Economia Africa

4 trend che spingeranno l’economia africana

54 Paesi, 1,3 miliardi di persone, incasellati in fretta e furia in tre immagini:

povertà, guerra e malattie.

Questa è l’Africa. O meglio la sua rappresentazione sui mass-media occidentali, che creano (e seguono) l’immaginario collettivo.

Chiunque sia nato nel continente, o ci abbia vissuto e lavorato, sa che non è così.

Hans Rosling, nello splendido “Factfulness. Dieci ragioni per cui non capiamo il mondo. E perché le cose vanno meglio di come pensiamo” osserva:

L’istinto del destino ci impedisce di accettare che l’Africa possa mettersi al pari con l’Occidente. Il progresso in questo continente, nei rari casi in cui viene notato, è considerato un improbabile colpo di fortuna, un’interruzione temporanea di un destino all’insegna della povertà e della guerra.

Questo stesso istinto ci spinge a:

dare per scontato la continuità del progresso occidentale, spacciando l’attuale stagnazione economica per un incidente temporaneo da cui ci riprenderemo presto.

Ora, passi essere disattenti e con lo sguardo offuscato dai pregiudizi.

Ma per ignorare i macrotrend che, nel corso dei prossimi decenni, continueranno a spingere l’economia dell’Africa bisogna essere ciechi. O in cattiva fede.

Oggi provo a presentartene quattro che rappresentano, a mio parere, i fondamentali.

Prima di iniziare ti invito in VADOINAFRICA NETWORK, la più grande community italiana di imprenditori e professionisti che creano valore con il continente africano.

1. Demografia

Anche se con significative differenze tra Paesi, la traiettoria demografica del continente nel 21° secolo non necessita di molte spiegazioni:

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Volendo proprio evidenziare qualcosa:

  • già nel 2025 ci saranno più africani che cinesi
  • nel 2050 la popolazione africana sarà raddoppiata (2,4 miliardi) con la Nigeria più popolosa degli USA
  • sempre a metà secolo un essere umano su 4 sarà africano (esattamente come nel 1500, prima di cinque secoli di shock esogeni)
  • a fine secolo l’Africa sarà popolata quasi quanto l’Asia (che sarà in calo)

Già oggi l’Africa ha la più grande popolazione under 20 al mondo. Non a caso ha registrato solo il 5% dei casi globali di Covid-19 e il 3% dei decessi.

La diminuzione della mortalità infantile, l’aumento della vita media e una fertilità meno declinante che altrove, dal 2035 in Africa ci sarà la più vasta forza lavoro del mondo.

Gradualmente, il “tasso di dipendenza” (rapporto tra persone in età non attiva e quelle in età lavorativa, tra i 14 e 64 anni) continuerà a scendere, aumentando il cosiddetto “dividendo demografico“:

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Fonte: pardee.du.edu

Una tale trasformazione sociale non è, ovviamente, priva di rischi:

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Fonte: demographics.at

Ad ogni buon conto, le incognite non mancheranno di certo nell’unico continente che si avvia a una perdita secca di popolazione (oltre 31 milioni) nei prossimi decenni: l’Europa.

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2. Urbanizzazione

L’Africa è il continente dove l’urbanizzazione sta avvenendo alla velocità più rapida della storia umana.

Nel 1980, solo 28 africani su 100 vivevano in una città. Nel 2010 40. Nei prossimi anni saranno uno su due.

In valori assoluti:

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Fonte: UN Urban Projections

Per capire meglio il passo della trasformazione, può essere utile guardare di quante persone sta aumentando la popolazione delle principali città africane ogni… ora:

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Di questo passo, entro la fine del secolo tutte le mega-città del pianeta saranno africane o asiatiche:

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Fonte: Global Cities Institute

Le sfide legate a questo esodo sono infinite, poichè gran parte dei nuovi abitanti delle città vanno a ingrossare i già grandi insediamenti informali.

Ci saranno adeguati investimenti in educazione e infrastrutture? Si saprà imparare dagli errori compiuti in Occidente e in Asia?

Sarà di certo diverso, perchè la rapidità del cambiamento consente poca (o nulla) pianificazione top-down.

Nelle città africane, come ovunque al mondo, si verificano importanti incrementi della produttività e la classe media, oggi ancora ferma tra i 2 e 4 dollari al giorno, sarà la base di partenza per una generazione di imprenditori africani con sguardo e ambizioni globali.

Bethlehem Tilahun Alemu, fondatrice di SoleRebels e Garden of Coffee
(ph. Michel Temteme)

3. “Scramble for Africa” 2.0

Dopo la fine della guerra fredda è iniziata una nuova “corsa all’Africa“: tutti vogliono un piede in Africa. Anche chi non ha un passato coloniale.

Chi la descrive come “ri-colonizzazione” dimentica una fondamentale differenza: quando le potenze europee si divisero il continente, nel 1884 a Berlino, nessun africano era coinvolto. La questione era spartirsi, squallidamente, aree da occupare militarmente per estrarne materie prime.

La “guerra” oggi in atto viene invece combattuta a suon di investimenti e partnership. Vince chi offre di più.

E quasi mai in maniera esclusiva. Perché gli africani hanno, spesso, più di un attore da mettere in concorrenza.

Questo grafico di Brookings Institute sintetizza le variazioni nei flussi commerciali nel decennio 2006-16:

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Detto altrimenti, se nel 2006 i primi partner commerciali erano:
1. USA
2. Cina
3. Francia

Dieci anni dopo sono:
1. Cina
2. India
3. USA…
7. …Francia

Negli stessi anni sono triplicati i flussi commerciali Africa-Turchia e Africa-Indonesia. Cresciuti di 4 volte quelli con la Russia.

In sei anni (2010-16) sono state aperte 310 nuove ambasciate in Africa: la Turchia da sola 26. L’India ne sta aprendo altre 18.

Insomma, non è affatto scontato che in questo confronto, non possano vincere, almeno in parte, anche i “contesi”:

Già oggi esistono 400 aziende africane con un fatturato superiore al miliardo di dollari l’anno.

Gli imprenditori locali, che presidiano mercati molto complessi per operatori stranieri (in quanto mercati poveri, frammentati e affetti da cronica mancanza di dati affidabili), si ritroveranno crescenti opportunità di partnership globali.

Tanto nel campo cruciale della trasformazione delle materie prime di cui il continente africano è ricco (minerali e agroalimentari), quanto nella manifattura di prodotti per il mercato locale e nei servizi.

Come documenta il recente “Africa’s Business Revolution“, scritto da tre partner McKinsey, il 72% degli imprenditori africani è convinto che le migliori opportunità di crescita siano nel proprio continente. A fronte di un mero 49% per chi è fuori dall’Africa.

Vado oltre.

Ho chiamato questo sito “VadoinAfrica” perchè ritengo che, nei prossimi anni, gli attuali 24,7 milioni di emigranti residenti in Africa potranno solo aumentare.

La voglia di fare che si respira nelle città africane, a fronte di un Occidente sempre più a rischio avvitamento autoreferenziale, sarà un magnete per le diaspore africane e per chiunque sappia leggere la realtà con una profondità superiore a scadenze elettorali e TG.

4. Integrazione continentale

Last but not least, l’Africa è in marcia per rimuovere il più grande ostacolo al consolidamento delle sue economie:

l’eccessiva frammentazione.

Nel contesto dell’Agenda 2063, i Paesi dell’Unione Africana hanno iniziato a creare un’area continentale di libero scambio (AfCFTA).

Attenzione, non ancora un’unione doganale o un mercato comune. Ma la rapidità del percorso di integrazione economica lascia pochi dubbi rispetto alla volontà di proseguire in questa direzione.

Dal 30 maggio 2019 l’AfCFTA è entrato in vigore con 22 Paesi che hanno ratificato l’accordo preliminare (già sottoscritto da tutti eccetto l’Eritrea).

Economia Africa
Fonte: Visual Capitalist

Si tratta di un passo che l’Africa non può fallire perchè è la chiave per incrementare i ridotti flussi commerciali intra-africani (oggi solo il 17% dell’export, a fronte del 59% in Asia e del 69% in Europa) e favorire una crescita del suo settore manifatturiero (oggi solo il 10% del PIL africano).

In altre parole, per fornire opportunità concrete ai giovani urbanizzati (vedi punti 1 e 2) la cui pressione è una crescente spina nel fianco per qualsiasi governo africano.

Economia Africa

La Commissione Economica delle Nazioni Unite per l’Africa (UNECA), stima che gli scambi inter-africani raggiungeranno i 35 miliardi di dollari nel 2022, con un +52% rispetto ai cinque anni precendenti.

Già oggi sono africane 6 delle 10 economie a più elevata crescita nel mondo.

Questa invece la situazione per regioni nel 2018, dove si è innanzitutto confermato il dinamismo dell’East Africa:

Per i motivi sopra descritti il medio periodo potrà difficilmente essere molto differente.

Eventuali shock globali (es. nuova crisi finanziaria, crollo dei prezzi delle materie prime, ecc.) addirittura favoriranno, non senza difficoltà, la transizione delle economie africane già in atto.

Per non concludere…

La crescita economica africana interromperà il fenomeno delle migrazioni che tanto inquieta l’Europa?

Ovviamente no.

Piuttosto le aumenterà, proprio come è successo altrove (es. Filippine, Messico, la stessa Europa del dopoguerra). Si spera con modalità più ordinate e vantaggiose per tutti rispetto ai flussi via Libia, ma su questo la palla è in campo europeo.

L’aumento di africani in Europa, se ben gestito, potrebbe essere una preziosa occasione perchè il Vecchio Continente eviti il suo destino di rissosa casa di riposo (fortificata).

Il nodo, come sottolinea Ndidi Okonkwo Nwuneli è capire quello che tanti Paesi senza un passato coloniale hanno già compreso:

Don’t do things for Africa, do things with Africa.

Per farlo, entra in VadoinAfrica Network

È gratis ma troverai tanto valore.