Nel post di oggi voglio raccontare qualcosa di molto personale, che parte dalla domanda ricorrente:
Martino, ma come mai ti sei fissato con questa Africa? Cosa ci trovi di tanto speciale?
Il mio interlocutore, di solito, si aspetta una risposta che includa il “bene che posso fare in Africa” oppure “il Mal d’Africa” legato alla natura stupenda. Altre volte si immagina conquiste galanti.
Quando rispondo:
Mi interesso di Africa per la quantità di cose che ho imparato dagli africani
suscito di solito questa espressione:
Anche se è dura ammetterlo, la Storia ci ha lasciato uno sguardo etnocentrico che deforma tanti discorsi verso il mondo africano
Si pensa solo a DARE, con un attivismo assistenzialista ancora da “fardello dell’uomo bianco”, senza mettere in discussione una struttura delle relazioni internazionali ancora impegnata a PRENDERE. Pensare ad uno SCAMBIO, economico e culturale, pare così un vero tabù.
Ne parlavo con Michele Luppi, giornalista e curatore di Africaeuropa che notava:
Sono tante le persone, anche molto impegnate nel ‘sociale’, che mai hanno letto o mai leggerebbero un libro di un autore africano, semplicemente perché non ne vedono alcuna utilità.
Credo di aver costruito la mia visione del mondo anche grazie agli spunti raccolti viaggiando, vivendo e lavorando in Africa sin dai miei anni universitari.
Prima di cadere in altri equivoci, NON sto dicendo che:
- tutti gli africani, in quanto tali, siano dei “maestri di vita”
- il processo di arricchimento culturale avvenga a senso unico
- i bianchi siano brutti&cattivi e i neri belli&buoni (stile “buon Selvaggio“)


1. La curiosità è una virtù
In Occidente l’atteggiamento fondamentale verso l’altro è l’indifferenza. O l’ostilità preventiva
In Africa lo sconosciuto suscita INTERESSE, è un punto di domanda. È vero, le pratiche tradizionali di ospitalità sono oggi ridimensionate o deformate nelle grandi città dove, a volte, lo straniero può diventare un semplice pollo da spennare.
Personalmente ho spesso trovato grande curiosità verso la mia storia e i motivi che mi avevano portato ad essere a Nairobi, Accra o Freetown. Anche in interazioni casuali, come quelle che possono avvenire in un autobus, ristorante o ufficio pubblico.
L’Africa “ci guarda” infinite volte di più di quanto “noi” guardiamo l’Africa. Uno sguardo che spesso idealizza, a torto, l’Occidente. Ma ci osserva.
Un esempio (provocatorio): quanti tassisti italiani seguono la politica africana? Beh, non saprei dire quante volte sono finito a parlare (ahimè) di politica italiana con autisti di taxi e minibus africani.
2. Le persone al primo posto
se concluderemo qualcosa al mondo sarà grazie al lavoro e alla realizzazione degli altri
3. Determinazione e creatività, ogni giorno
Non è bello da dire ma l’uomo della strada, in Occidente, è convinto che buona parte degli africani vivano di aiuti internazionali. Insomma, di elemosina. Il preconcetto che gli africani “lavorino poco” è profondamente radicato. Quante volte hai sentito dire “in Africa sono le donne a fare tutto, gli uomini sono tutti pigri”
Non sto dicendo che non ci siano (purtroppo) tanti ragazzi che si perdono nell’alcolismo o nel gioco (ma succede solo in Africa?)
Certo, non sempre con un metodo efficace o con la piena padronanza degli strumenti utilizzati. A volte senza la capacità di trovare una sintesi tra il proprio progetto e le forti pressioni del contesto sociale (es. famiglie allargate di cui sopra, funerali, matrimoni, festeggiamenti di ogni religione, ecc.).
Ma è in Africa che ho capito l’importanza di coltivare concretamente un tuo sogno personale, per cui valga la pena di impegnarti ogni giorno con la CREATIVITA’ di intraprendere nuove strade.


4. Essere adulti vuol dire rischiare
Le società africane, nella loro giovanile esuberanza, hanno un rapporto diverso con il RISCHIO. Ai riti di iniziazione tradizionali (incentrati sul concetto che non sei un adulto se non superi alcune prove, a volte estremamente pericolose o dolorose) l’Africa urbana ha sostituito (o ibridato) altre pratiche.
Tra queste, in alcuni contesti, l’emigrazione in cerca di fortuna: da una città all’altra, nei paesi limitrofi e infine fuori dall’Africa (non solo verso l’Europa).
Ma non è mia intenzione parlare di migranti. L’ho già fatto per dire che il continente non è in fuga e che solo agevolando percorsi di spostamento circolare sarà possibile superare la trappola della “marmellata proibita” creata dall’Europa.
Piuttosto cosa ho imparato respirando questa vibrante energia?
Che per diventare adulti è centrale accettare la possibilità di fallire, assumendosene in prima persona la RESPONSABILITA’ senza perdersi nell’accusare gli altri.
5. Dio esiste, ma non sei tu
Un ultimo aspetto che mi sento di aver imparato osservando la vita di tanti africani riguarda il rapporto con il mondo. Noi Occidentali viviamo con l’illusione di essere i PROTAGONISTI della Storia.
Senza pensarci, finiamo a discutere animatamente di politica internazionale, macroeconomia o fenomeni sociali su cui non abbiamo alcuna possibilità di azione.
La stragrande maggioranza degli africani che ho conosciuto sono accomunati dalla:
- grande FIDUCIA (fin troppa agli occhi occidentali) verso il soprannaturale (in tutte le varie denominazioni del divino praticate spesso in modalità sincretica)
- parallela CONSAPEVOLEZZA di contare poco o nulla nei confronti della grandezza del mondo e della natura
Quest’ultima lezione è quella che mi ha aiutato, gradualmente, a prendere coscienza dei miei limiti personali. Ad uscire dalla convinzione di dover “salvare il mondo”. Rendendomi conto di essere, alla fine, soltanto un essere umano.
Come vedi credo che ci sia da imparare dall’Africa, che potrebbe davvero un giorno “venire in soccorso dell’Occidente” come suggerisce il provocatorio saggio di Anne-Cécile Robert.
Ma l’Occidente ha collettivamente poco interesse a farlo, perchè significherebbe mettere in discussione un sistema di privilegi acquisiti.
Per questo credo che una delle componenti chiave della trasformazione dei rapporti (sia culturali che, di conseguenza, economici) arriverà gradualmente dalle DIASPORE.
I “nuovi italiani” originari dell’Africa (come di altri continenti) consentono con più facilità di dare un volto al mondo non europeo. Così come le avventure dei giovani “emigranti” italiani in Africa (che racconto anche sull’omonima rubrica di Africa Rivista) fanno percepire che la realtà è più complessa degli stereotipi.
Lo capiremo ancora meglio studiando (anche) la storia africana, includendo nelle nostre letture qualche libro di grandi intellettuali africani e ascoltando di più gli africani per capire COSA VOGLIONO e in definitiva cosa si può FARE INSIEME.
Ti interessa moltiplicare le tue relazioni con questo spirito? Sei pronto per entrare in Vadoinafrica Network, gruppo dedicato a sviluppare contatti per creare valore tra Italia e Africa.
Bel post. Condivido tutto quello che hai detto. Dal mio primo viaggio in Uganda, la cosa più bella per me è stato essere accolta anche da tutti e da persone che avevano poco ed erano disposte a condividerlo con me. Quello che mi hanno dato in termini di lezioni di vita è molto più di quello che le persone spesso danno qui. Si vive per lavorare qui e ci si dimentica che la vita è fatta di persone, relazioni e condivisione e non solo di denaro. Concordo sul fatto che l’africa ci osserva e noi guardiamo solo il lato brutto dell’Africa. Bel blog e molto utile, speriamo tanti italiani cambino idea su come vedono il continente africano!
Grazie davvero Serena! 🙂
Anche io come Serena condivido pienamente tutti i 5 punti.
Premetto che io ho 55 anni , ho viaggiato per lavoro in praticamente metà mondo e forse un po’ di più , ma dopo un viaggio di un anno e mezzo fa in Uganda, insieme al mio amico Francesco , amico di infanzia e quasi fratello , e quello di quest’anno sempre con lui ma anche insieme alle mogli in Tanzania e Zanzibar , mi sono reso conto penso della cosa più importante ed ovvero di quella di cui Tu parli precedentemente, l’ Etnocentrismo.
Mi sento di affermare con fermezza che non è vero che noi siamo nati dalla parte buona del mondo e tutto il resto è un disastro. Non è vero che noi abbiamo ragione e tutti gli altri sbagliano.
Non è vero che da noi esiste un tessuto sociale che comprende ricco , povero e medio borghese e da altre parti no.
Semplicemente siamo ciechi nel non vederlo o nel non volerlo riconoscere .
Questo mi è rimasto dell’Africa , sentirmi anche io un po’ immigrato a casa loro ed essere ricevuto come un Re.
Cosa che certamente non facciamo noi con gli Africani che vengono in visita da noi e non parlo dei poveretti che arrivano in barcone.
Effettivamente il denaro ci ha cambiati e trasformati tutti nei moderni schiavi del secondo millennio , tanto lavoro, poche relazioni sociali e qualche sfizio , macchinanuova , playstation etc .
Riprendiamoci il futuro…………………ecco perchè imparare dagli Africani !!!!
Grazie Andrea! 🙂 Concordo molto con te.
Sono quasi le 5 del mattino e mi hai tenuta sveglia con le tue forti riflessioni…andrò in Africa con tutta la mia famiglia e il sentimento prevalente di quest’ultimo periodo, confesso, era PAURA.
Di togliere ai miei figli la possibilità di crescere comodamente europei..di non poter dare loro assistenza medica qualificata..di farli soffrire per la povertà e i disservizi …etc..la lista delle mie paure è lunga e in divenire..ma tu oggi mi hai fatto venire una paura diversa…FORSE SARÒ IO A RUBARE AI MIEI FIGLI QUALCOSA DI IMPORTANTE SE NON CE LI PORTERO’. GRAZIE
Grazie Gianna! Che onore! 🙂 Se usate Facebook vi aspettiamo nel gruppo: https://www.facebook.com/groups/Vadoinafrica
Potrai trovare consigli, contatti e spunti utili a vivere al meglio la vostra esperienza (in Africa dove?)
a presto,
Martino
Mi hai fatto stra incuriosire! E su sto fatto hai ragione, io sono di origine Africana cresciuto in Italia,nel mio paese ci sono stato che sarebbero la Nigeria.
Però crescendo in Italia il mio vantaggio era che sapevo come comportarmi in entrambi le parti ed e bello imparare tante culture.
Il mio sogno era di diventare il prima cantante italiano di origini africane.(rap)
Voglio dare un educazione tramite le mie canzoni su sto fatto e ci arriverò!!
Complimenti Timmy e grazie per il commento! Primo rapper afroitaliano/italoafricano è un posto direi già occupato. Mio consiglio è restringere la “nicchia di mercato” a qualcosa di più specifico (dove puoi effettivamente essere il primo 😉 Se ti interessa parlarne entra nel nostro gruppo FB privato! http://www.martinog.sg-host.com/community